ASPETTI
PSICOLOGICI E RELAZIONALI ALL'INTERNO DELLA FAMIGLIA
(RAPPORTI
GENITORI, NONNI ED EVENTUALI ALTRI FIGLI) (1)
Dr.ssa
Cristina Pratesi
Responsabile
SOS Salute Mentale Infanzia Adolescenza 6-7
(Sesto
Fiorentino, Campi Bisenzio, Fiesole, Calenzano, Signa, Vaglia)
Aspettare un bambino, che sia
desiderato o no, “programmato” o meno, costituisce un momento
cruciale nella vita di una donna e rappresenta un’esperienza unica
che coinvolge intensamente il suo corpo e la sua mente.
Troppo
spesso la parte “psicologica” della gravidanza, viene trascurata,
passa in secondo piano, come se la fisicità, la concretezza organica
dell’essere incinta occupasse tutta la scena e convogliasse,
accentrasse su di sé l’attenzione di tutti.
Quindi
si tende a parlare molto di esami medici, di accertamenti vari, di
mutamenti fisici, oppure di nausea, di vomito, di mal di schiena, ci
si occupa di prevenzione delle smagliature, delle ragadi al seno,
fino ad arrivare – in quei luoghi come erano i vecchi “corsi di
preparazione al parto” -–ad apprendere tecniche di respirazione,
di rilassamento muscolare per facilitare il momento del parto,
permettendo alla donna di modulare il dolore fisico delle
contrazioni.
Tutto
questo è senza dubbio importantissimo, ma – visto che siamo
composti da corpo e mente - cosa accade nella psiche mentre il
processo biologico che dà origine alla vita di questa nuova creatura
si instaura ed evolve?
Ebbene,
all’inizio di esso corrisponde simultaneamente l’avvio di un
altro processo - tutto mentale, in gran parte inconsapevole,
inconscio - che porta di nuovo alla ribalta psichica della donna le
fasi precedenti del suo sviluppo psicologico, in uno scenario in cui
si rievocano emozioni che hanno a che fare con la nascita e con tutto
il ciclo vitale.
La
gravidanza si denota perciò come un momento di crisi psicologica che
mobilita ansie e conflitti irrisolti e latenti, che son stati
accantonati nel corso della crescita, dell’infanzia, ma
contemporaneamente si apre alla maturazione, all’evoluzione,
originando una nuova identità femminile: quella di madre.
Non
nasce quindi solo un bambino, nasce anche una madre. (2)
E
contemporaneamente nasce anche un padre.
E’
perciò molto importante la frequenza agli incontri con lo psicologo
al corso di preparazione alla nascita (CAN), che permettono la
condivisione di un’esperienza e la creazione di un’intimità fra
donne, aiutano a prendere contatto con il proprio corpo e le sue
trasformazioni, e inducono a avvicinarsi e riflettere sulle proprie
fantasie e pensieri.
Offrono
cioè alla gestante la possibilità di fare l’esperienza di uno
spazio e di un tempo, in cui possono esser comunicate - e quindi
possono “venire alla luce” - le ansie, le paure, l’ambivalenza,
che ogni futura mamma prova, che sono normalmente presenti in ogni
gravidanza, proprio perché, come si è detto, ogni gravidanza è un
periodo di conflitti inevitabili che cambiano in funzione della
storia personale e delle circostanze del momento
Partecipare
al corso permette quindi alle donne in stato interessante e anche ai
futuri papà di avvicinarsi a figure, come quella dello psicologo,
altrimenti percepite come “minacciose”, perché ritenute - a
torto - titolari di uno spazio riservato alla malattia mentale.
Non
a caso, spesso noi psicologi siamo assimilati ai colleghi psichiatri
sotto la comune qualifica di “strizzacervelli”!
Il
nome stesso rimanda a pratiche violente, dolorose, sgradevoli e
sgradite…
Conoscere
lo psicologo durante il corso facilita invece enormemente l’apertura
alla possibilità di un eventuale colloquio.
Sappiamo
tutti molto bene quanto sia importante – in ogni situazione che
implica un percorso sanitario – la qualità delle relazioni che si
instaurano, il tipo di risposta che si riceve quando siamo “utenti”,
“pazienti” di un Servizio.
Credo
che ognuno di noi abbia presente qualche racconto in cui un paziente
è stato trattato male, bruscamente o con sufficienza … anche senza
arrivare alla “mala sanità”, magari restando solo nell’ambito
di una “mala educazione”!
Allora,
ci possiamo rendere conto dell’importanza che ha e del peso che può
avere a maggior
ragione tutto il
dispositivo sanitario che accompagna la donna – ma anche il suo
compagno, il futuro papà – durante i 9 mesi dell’attesa, durante
il parto e dopo il parto, in tutte le prime fasi di vita del bebè.
Soprattutto:
il clima che la donna in stato interessante sentirà attorno a sè,
si potrà riflettere sulla relazione madre-bambino, sul rapporto di
coppia, sul crearsi di questa nuova famiglia: se ci pensiamo un
attimo, per noi operatori è una responsabilità enorme!
Pensiamo
ad esempio al momento delle ecografie, dell’amniocentesi, della
villocentesi, al momento in cui il sanitario deve “restituire”
alla futura mamma e al futuro papà i risultati di questi
accertamenti.
Al
giorno d’oggi, nell’era delle biotecnologie, gli esami ecografici
sono ormai di routine e permettono alla donna di ricevere
un’esperienza sensoriale del suo bambino, mediante la vista,
precedente a quella del sentirlo muovere dentro di sé. Le
implicazioni psicologiche che comporta il vedere il bebè attraverso
l’ecografia però sono molte e complesse: l’immagine ecografica è
frammentata, parziale e molto diversa da quella di un bambino reale,
tanto da attivare più facilmente ansie e paure.
E’ necessaria quindi la
presenza di un ecografista che con grande sensibilità accompagni la
donna incinta alla scoperta del suo bambino, per non ridurre ad un
atto puramente ‘tecnico’ quello che invece potrebbe diventare un
momento fondamentale per l’inizio della consapevolezza della
genitorialità imminente.
Se
pensiamo quindi al “clima” in quel periodo che dicevamo in
precedenza, possiamo renderci conto di quanto bisogno abbia la donna
di una figura di riferimento e di sostegno vicino a sé, di quanto
già spontaneamente ricerchi la presenza della propria madre o di
un’altra figura femminile che la sostituisca (come una sorella, una
cognata, un’amica), del proprio compagno, del ginecologo,
dell’ostetrica.
Certamente
i rapporti nella coppia con l’arrivo di un bebé cambiano.
Altrettanto
certamente cambiano i rapporti all’interno di tutta la famiglia,
sia nel caso ci siano già altri figli (che potrebbero sentirsi
“spodestati” dal nuovo venuto e quindi provare disagio, gelosia,
potrebbero “regredire” nella speranza di attirare l’attenzione
del genitore ecc.) sia con i propri genitori e i suoceri (che
diventano nonni quindi sentono di invecchiare, di perdere il ruolo di
genitore che finora era loro e non sempre riescono ad accettare
questo “avvicendamento” naturale).
Non
sempre questi cambiamenti sono facili da affrontare: i problemi che
possono insorgere hanno però sempre un “perché” sottostante,
che da soli non è possibile individuare, malgrado tutta la buona
volontà, l’impegno e magari anche la convinzione di saperlo a
priori!
Anche
per essere aiutati a sciogliere queste dinamiche - che rischiano di
far vivere con grande disagio momenti che altrimenti potrebbero
essere davvero sereni ed importanti – rivolgersi alle figure di
sostegno e di riferimento (ostetrica, psicologo) deve essere visto
non come una sconfitta o una dimostrazione di incapacità personale,
ma come uno strumento in più da poter utilizzare per il benessere
proprio, della coppia, del bambino e della famiglia.
Bibliografia:
“Un tempo per la
maternità interiore. Gli albori della relazione madre - bambino”
a cura di Gina Ferrara Mori, Borla ed, Roma 2008 (capitoli “La
pre-infant observation” e “Essere accolte nella consultazione”
di Cristina Pratesi)